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Se riflettessimo per un attimo sul perché siamo nati, viviamo e su quali possano essere i veri motivi del nostro sentirci soli e insoddisfatti, forse ci renderemmo conto che tutto questo è scaturito da come ci accettiamo, o più grossolanamente, da come ci accettano gli altri. Per ognuno di noi che esiste sulla terra, vi è un Progetto, un’Associazione e un Fine. Il Progetto fa parte dell’amore dal quale siamo nati, tramite i nostri genitori, l’Associazione è la Convivenza con gli altri, il Fine è il valore che noi abbiamo sia per noi stessi sia per gli altri. La vita dell’uomo è basata su queste tre essenziali verità, e non è vero che il prossimo sussistere sia in corrispondenza alle proprie capacità e forze emotive.
L’uomo, prima di tutto, è Sentimento, e come tale va valorizzato e integrato in mezzo ad altri Sentimenti; è Originalità per e nell’eterogeneità del mondo dell’umano, ma non è Uguaglianza, se non si confonderebbe con gli altri; è Cacciatore della propria Identità, di quell’Io che, anche non vedendo sa leggere nel cuore degli altri, che seduto su di una carrozzella sa camminare attraverso i deserti del cuore. Deserti che diventano sempre più soli, per la paura di non essere come gli altri, solo perché coloro che noi chiamiamo ‘Altri’ non ci riconoscono nella loro Similitudine, nel loro Sentimento di Convivenza, poiché ciò che il visivo pone non è identico a ciò che il sensitivo conosce. Accettare l’uomo è rispettare la controfigura di se stessi, i sentimenti che nella dialettica di ognuno sono simili ai propri, non aver mai paura se qualcuno ci ama o ci vorrebbe amare a modo suo. La dissimilitudine dell’uomo non è rappresentata da una carrozzella o da un paio di occhi che non vedono, ma dal nostro non renderci conto che la diversità è un qualcosa che c’identifica come noi stessi e non certamente come superiori o inferiori a un altro. Tutti noi siamo dissimili dagli altri nel corpo, ma Simili nei sentimenti, nella voglia e speranza che gli latri ci accolgano per come siamo.
Simili, poiché abbiamo tutti lo stesso bisogno d’amore, ma guai a coloro che confondono la Similitudine con l’Uguaglianza, poiché solo essa ci può distinguere dagli altri. L’uomo che cammina con le proprie gambe non è come colui che si muove in carrozzella, ma entrambi sono simili in quel Cammin di vita nel quale, tramite il sentimento, sanno riconoscere d’essere vivi e virtuali per coloro che li circondano. Vivere insieme agli altri significa aver Educazione e rispetto delle configurazioni umane, Educazione all’ascolto dell’altro, Educazione all’accettazione di come Madre Natura ci ha creati, poiché ciò che fa paura all’uomo non sono le rappresentazioni fisiche, ma il timore che, per colpa delle stesse, si diventi emarginati o dei disadatti nell’affrontare il dilemma della propria solitudine.
Prima di voler Educare gli altri alla civilizzazione e all’accettazione di se stessi, dovremmo imparare noi a dir Sì alla vita e alle sue rappresentazioni, poiché essa è simile all’uomo che cerca il se stesso attraverso la comunicazione con il suo prossimo, a quell’uomo che nel suo Cammin di vita sa identificarsi nell’amore che ha in sé e che vorrebbe donare anche agli altri, poiché in ognuno di noi esiste la voglia d’amare, ma non semplicemente come voler dare, bensì più umanamente come capacità di ascoltare e accettare il proprio prossimo per ciò che è. Ognuno di noi, per poter diventare un educatore, dovrebbe imparare ad accogliere l’umiltà e l’inutilità dell’amore, non in quanto amare sia una perdita di tempo o altro, ma semplicemente perché, anche nella paura di aver amato inutilmente, si può trovare la gioia di non aver dissimulato, ma semplicemente accolto e accettato.
Colui che ama rispetta l’uomo e non guarda se l’altro è bello, brutto, dritto o seduto, ma viceversa cerca di ascoltare e valorizzare i suoi sentimenti. Non fa mai vedere le proprie mani che operano, poiché ciò che fa non lo mette in mostra, non è neanche subito disponibile, poiché prima di fare, vuole capire e poi amare, e’ un educatore del silenzio, colui che rispetta il suo simile, in quanto non sa agire prima di capire. Sostenere l’Uguaglianza fra gli uomini significa non accettare la realtà degli altri, voler per forza che essi siano come noi, anche se nella realtà non è l’uguaglianza che ci può assimilare agli altri, ma semplicemente quella simile sete d’amore che ognuno di noi ha dentro e che tante volte l’uomo non sa accogliere. L’accettazione o l’amore verso l’uomo è simile a un fiore, che solo dopo essere appassito non può più emanare il suo profumo: esso non grida quando ha bisogno d’acqua, perché spera che un giorno gli sarà donata dal cielo.
Educarsi alla Disabilità non è altro che accogliere l’uomo per ciò che è e non per ciò che rappresenta, poiché anch’egli può rischiare di appassire come un fiore, se la propria sete di vita, che rappresenta la voglia d’amare e dell’essere amato, non è placata, e se il fiore deve aspettare la primavera per fiorire e la pioggia dal cielo per non appassire,l’uomo deve attendere l’accettazione e l’amore del prossimo, per poter rinascere da quel suo soffrire, che non si basa solo sulla sua realtà fisica o emotiva, ma anche sulla necessità di sentirsi libero di apparire e rappresentarsi esclusivamente come un semplice se stesso.
Il mio carissimo amico lo scrittore ROSARIO RITO, qualche giorno fa mi ha confidato un suo sentire, mi ha detto: “Giusy, se dobbiamo essere sinceri, per coloro che non possono o non hanno la possibilità di essere autonomi, internet è veramente una grande alternativa. In un certo qual senso, è vivere autonomamente, è colloquiare, programmare, realizzare, lavorare. E’ vivere in senso pieno e attivo. E’ essere autonomi senza barriere”.
Ed allora, gli amici di Rosario vogliamo aiutarlo a pubblicizzare tramite i social il suo ultimo lavoro, “Educarsi alla disabilità”, vi invitiamo a leggerlo.
EDUCARSI ALLA DISABILITA’… si introduce quasi da solo con questo suo imponente titolo ,si, perché ognuno di noi dovrebbe sentire l’esigenza sia di educarsi che di educare alla disabilità. Per accostarsi al lavoro di questo volume ritengo giusto usare le stesse parole dell’autore, che ci spiegano pienamente in maniera esaustiva e senza tanti giri di parole il valore ed il senso di questo scritto.
“L’uomo, prima di tutto, è Sentimento, e come tale va valorizzato e integrato in mezzo ad altri Sentimenti; è Originalità per e nell’eterogeneità del mondo dell’umano, ma non è Uguaglianza, se no si confonderebbe con gli altri; è Cacciatore della propria Identità, di quell’Io che, anche non vedendo sa leggere nel cuore degli altri, che seduto su di una carrozzella sa camminare attraverso i deserti del cuore”.
La dissimilitudine dell’uomo non è rappresentata da una carrozzella o da un paio di occhi che non vedono, ma dal nostro non renderci conto che la diversità è un qualcosa che c’identifica come noi stessi e non certamente come superiori o inferiori ad un altro. Tutti noi siamo dissimili dagli altri nel corpo, ma Simili nei sentimenti, nella voglia e speranza che gli altri ci accolgano per come siamo. Simili, perché abbiamo tutti lo stesso bisogno d’amore, ma guai a coloro che confondono la Similitudine con l’Uguaglianza, poiché solo essa ci può distinguere dagli altri.
'Educarsi alla Disabilità', non è altro che accogliere l’uomo per ciò che è e non per ciò che rappresenta. "L’uomo deve attendere l’accettazione e l’amore del prossimo, per poter rinascere da quel suo soffrire, che non si basa solo sulla sua realtà fisica o emotiva, ma anche sulla necessità di sentirsi libero di apparire e rappresentarsi esclusivamente come un semplice se stesso.” Ecco, proprio parole più adatte non si possono trovare per spiegare sinteticamente ciò che l’autore vuole trasferire agli altri. Io aggiungerei solo una riflessione , apriamo i nostri cuori e andiamo per il mondo, a conoscerci, a confrontarci, ad accettarci, ad amarci, a viverci prendendoci per mano in questo meraviglioso viaggio che è la vita.
Grazie Rosario, nonostante le mille difficoltà che la vita ti ha messo davanti sai essere un grande artista e un grande esempio, un amico sincero e sicuro con cui condividere il viaggio. Ma chi è Rosario Rito l’autore del libro 'Educarsi alla disabilità'?
Vi rispondo fra un attimo, voglio prima farvi leggere una citazione del drammaturgo americano Nail Marcus, citazione che Rosario ricorda spesso: “La disabilità non è una coraggiosa lotta o il coraggio di affrontare le avversità. La disabilità è un’arte. E’ un modo ingegnoso di vivere”. Ed allora, Rosario Rito è un artista, un vero grande artista.
Nasce il 18 ottobre del 1958 in provincia di Vibo Valentia, ed a causa di complicazioni al parto subisce danni irreversibili, che le hanno causato la paresi spastica, tutto questo gli impedisce di muoversi con autonomia e gli crea grosse difficoltà nel linguaggio. Ma Rosario sa andare Oltre, viaggia con i suoi pensieri, varca i limiti temporali ed umani e sgretola tutti i pregiudizi. Supera gli ostacoli imposti da una disabilità che se non reagisci ti imprigiona, ti soffoca, ti annienta e ti distrugge giorno dopo giorno. Ha dispiegato le ali ed ha aperto il suo cuore, ed è riuscito a librarsi sopra ad ogni condizionamento, superando ogni barriera, ogni difficoltà ed ogni impedimento.
Il suo innato talento ed amore per lo studio e per la scrittura, lo portano a conquistare notorietà e stima nell’ambiente culturale. Rosario inizia a scrivere da giovanissimo, scrive, scrive, scrive tanto. Ha pubblicato diversi volumi. Ricordiamo alcuni dei suoi lavori: le raccolte di poesie “Fratello” pubblicato nel 1981 e “Momenti” del 1983; “Sete di uguaglianza “ commedia teatrale in tre atti, 1994; “Ciao Amico”, “Fratello, ti confido i miei momenti” raccolte di poesie pubblicate nel 1999; “Gesù il Pescatore”, 2010 “Labirinti 1- funzione e destrezza soggettiva tra scontato e cogito”, 2016; “Educarsi alla disabilità” , Saggistica, in stampa la prima volta nel 2001 ed a vent’anni precisi nel 2021 in seconda ristampa.
Attraverso la sua passione Rosario concretizza la realizzazione di un sogno, si, perché Rosario attraverso la scrittura intende trasmettere emozioni, pensieri, ma soprattutto amore, quell’amore che custodito nel suo grande ed immenso cuore gli fa amare più che mai la vita e gli altri.
I suoi pensieri, le sue riflessioni generano emozioni forti, e vogliono far prendere coscienza di alcuni importanti e fondamentali valori; si insinuano nella mente di chi legge, quasi come a chiedere: fermati, fermati e pensa, costruiamo insieme un mondo dove ognuno di noi possa essere veramente se stesso, e dove ognuno di noi è visto solo con gli occhi dell’amore e del cuore, ecco, insieme , costruiamo un mondo vero e giusto per tutti. Ed allora 'Educarsi alla disabilità' sta nel mio cuore con le parole 'Educarsi alla vita'.