La mia storia e ...

Nato il 18/10/1958, affetto da Paresi Spastica causata dal forcipe. All’età di quasi sei anni è ricoverato a Vabio Dadda (MI), per circa un anno, poi trasferito all’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, dove, oltre a iniziare la scuola elementare, all’età di circa dodici’anni, grazie ad una brava terapista di nome Liliana e alla sua volontà, riesce a fare i primi passi. Sta per un anno a casa, poi è ricoverato a Ellera di Camini (RC), dove dopo aver preso la licenza elementare, è trasferito all’A.I.A.S. (Associazione Italiana Assistenza Spastici) di Cosenza, onde si prende la licenza media, (1976-‘77) con il massimo dei voti. Anche se sono anni difficili per la lontananza della famiglia, il suo vivere in istituto gli impedisce, non solo di prendere effettiva coscienza della propria realtà, ma il convivere sempre con quelli “come lui”, non gli permette di comprendere come il mondo esterno - la società -, lo giudicava o considerasse, anche perché, oltre al silenzio verso i disabili chi, in quei anni erano definiti o denominati chiamati ‘Handicappati’, vi era molto silenzio. L’interesse per costoro iniziò tra il 1976/77, quando si cominciò a parlare del loro inserimento, sia scolastico sia lavorativo. Si stavano apprendo le menti, non solo sotto profilo umano, ma soprattutto in quello sociale e legislativo. Tutta l’incoscienza sulla sua ‘apparente’ realtà, sia sotto l’aspetto fisico che sensoriale, iniziò a emergere, quando nel 1977, anno più anno meno, si reca all’istituto di Cosenza, una truppe della Rai per girare un documentario sui ragazzi spastici e le loro attività giornaliere. Tra i tanti fatti raccontati e scene girate, rimase colpito da un gruppo di attori che ballando in mezzo a un labirinto disegnato con nastro adesivo color giallo sul pavimento di uno dei due refettori, situati alla residenza di Vadue. Era la sede dove rientravano la sera dopo aver trascorso la giornata in via Panebianco. I sei personaggi, indossando una tuta marina color nero di cui, solo il contorno degli occhi, naso e bocca, si travedevano e ballando in mezzo a quel labirinto con dei grossi cubi in mano, dicendo con un tono convinto e deciso: “Via via via. La vita è nostra non per loro! Via via via. La vita è nostra non per loro”. Episodio questo che lo fece riflettere molto, fin al punto che, dopo alcuni giorni, scrive la sua prima poesia intitolandola ‘Fratello’: Perché mi estranei dal tuo mondo,/ forse perché sono uno Spastico?/ E’ vero che non riesco a parlar bene/ e che non cammino e corro come te,/ ma di tutto ciò non è certo come mia./ Perciò se tu m’incontri, ti prego, non evitarmi,/ come se qualcosa di me ti facesse ribrezzo./ Fratello da non voglio niente in prestito,/ ma solo un po’ di quell’affetto/ che tanto mi manca./ Da te solo una parola mi può bastare./ Fammi capire che non sono diverso dagli altri/ e che anch’io tengo un posto nel tuo molto./ Lo stesso tuo diritto di vivere la vita. Dopo Cosenza viene trasferito a Pizzo, sempre in una sotto sezione dell’A.I.A.S. cosentina e nel ’79, torna definitivamente a casa, onde con una macchina per scrivere elettrica, inizia a comporre poesie e non solo.

Nel 1981 stampa a sue spese, la prima raccolta, intitolata come la prima poesia, “Fratello”, tiratura 2000 copie. Due anni dopo, 1983 stampa “Momenti” sempre raccolta di poesie, tiratura 2500 copie. All’epoca la sua quotidianità non era tanto facile, perché giorno dopo giorno doveva fare i conti con la propria solitudine e nel mettersi a scrivere qualcosa per passar il tempo, nel 1994 stampa sempre a sue spese, “Sete di uguaglianza”, Commedia teatrale in tre atti. Tiratura 4000 copie. Fa tutto da solo, in quanto non riesce a trovare un editore. Dopo cinque anni, 1999, stampa “Ciao Amico”, dove ci sono tutte le sue poesie dei due volumi precedenti più dieci nuove. Nell’aprile del 2001 esce con una tiratura di 1500 copie, “Educarsi alla Disabilità” che è il suo primo libro di saggistica. Per la divulgazione e conoscenza dei suoi libri, all’inizio, incominciò cercando favori ai pochi amici che aveva, vendendo un po’ di copie qua e là, soprattutto nel mondo del volontariato, oltre che in qualche presentazione o gruppo associativo. In questo lungo cammino molto faticoso e difficile, la gente inizia a conoscerlo e tra la fine del 1979 e irizzi dell’80, incomincia a fare delle conferenze e incontri in vari istituti scolastici. Nelle elementari e medie, come poeta, nelle superiori come relatore sulle problematiche e tematiche riguardanti alla vita dei disabili e non solo. Andava sempre oltre, dato che, non credeva affatto nell'uguaglianza tra le persone, ma nella similitudine che sta semplicemente nel fatto che come persona si nasce limiti si hanno e con ciò,, come la normalità sta un desiderare e voler raggiungere, la similitudine, consiste-va nella speranza e volontà su come trovare il modo del poter raggiungere. Poi, sempre grazie agli amici, iniziò anche a fare bancarelle nei paesini, ma qua l’esperienza più amara era quando la gente passava e senza vedere cosa stesse facendo in quel posto, appoggiava, nei miglior dei casi, anche perché molti buttavo dai cinquanta a 100 lire su tavolo, senza fermarsi per almeno vedere o domandare il perché si trovasse lì. Sì, certo, certe cose fanno male, ma quando iniziò a capire che non era l’elemosina l’offesa ma ignoranza di confondere il rispetto con la commiserazione, si fece forza e proseguì per la sua strada. In breve tempo conobbe la signorina Pucci, gestrice del Residence ‘Lido degli Aranci’, Bivona (VV) e nell’affezionarsi subito a lui, gli diede subito una base sicura per la conoscenza dei suoi libri. Gli faceva mettere i suoi lavori in mostra sia nei matrimoni sia durante il periodo estivo. Nel frattempo, trova molte persone, anche dello stesso residence, disponibili a dargli un’auto per i suoi spostamenti e non solo. Sempre negli anni ’80, incomincia a fare conferenze e pian piano s’inserisce nel mondo dei convegni locali e regionali. Grazie a questa sua possibilità e occasione di potersi confrontare con gli altri, in breve tempo si rende conto che la disabilità, all’ora chiamata o denominata ‘Handicap’, non è per nulla un problema, ma una realtà fisiologica e umana che appartiene a ogni soggetto umano e questo sua convinzione, lo conduce, pian piano, alla certezza che come la malattia si cura, la disabilità si educa. Il 1981, fu ‘L’anno degli Handicappati’ e da lì inizio la svolta, non solo per quanto riguardasse il rientro definitivo nella propria famiglia - a tal riguardo, non tutte accettavano un figlio disabile a casa -, ma anche e soprattutto, scolastico e lavorativo. Sotto quest'aspetto, col passar degli anni si ha anche un miglioramento nell'uso dei termini e cioè, dall'apparenza oggettiva, si passa alla realtà soggettiva. Prima o meglio, sin dall'inizio dei tempi, erano stati chiamati e visti come ‘Ammalati’, da ammalati, si è passati a ‘Disabili’ e nel 2003 a ‘Diversamente abili’. In quei anni, insieme a don Sabatino, parroco della parrocchia ‘Sacra fami-glia’, artefice di molte iniziative per queste persone, fino a punto di realizzare il primo campo vacanza, collaborò e contribuì a creare il ’Volontariato’ a Vibo Valentia, ma con il percosso degli anni, se ne allontano per le troppe contrarietà al suo interno, oltre a turbarlo, gli causavano molti sensi di colpa e rimorsi con la su coscienza.

Il 5 ottobre del 1985 a Gioia Tauro (RC), nel 2° Concorso Letterario “Olocausto”, arriva 2° nella – Sezione Poesia in Lingua - con il libro ‘Momenti'. Nello stesso decennio, inizia ad avere inviti nelle scuole superiori di Vibo Valentia come relatore e per un paio danni, viene assunto come esperto esterno per 30-40 ore lavorativi. Partecipa a campi estivi per disabili e inizia a partecipare a convegni e manifestazioni sulle problematiche esistenziali, oltre che al mondo della disabilità. Domenica 15 marzo 1987, in collaborazione con il Centro di Solidarietà di Vibo Valentia organizza un convegno Regionale sulle barriere architettoniche “Le barriere architettoniche, ostacolo per una città a misura d’uomo”. Da qua prende sostanza e diventa sempre più nota, la sua fama come relatore, su varie tematiche sociali, come gli anziani, la droga, lo smarrimento etico e civilistico dei giovani e molto alto. Cosa questa che lo conduce a costatare in prima persona e non solo a causa della propria realtà o originalità fisica, che anche se si fosse o verrebbe creata una legge che fosse piena di umanizzazione, a nulla sarebbe servita, se in noi, l’acquisizione del proprio senso civico. O meglio. Tutte le leggi sono buone, soprattutto quelle sulle democrazie e giustizie sociali, ma se manca la ricerca e, conseguentemente, una reale e autentica responsabilità civica, è costretta a tramutarsi in una caramella dal bordo dolce e succo amaro. Nel giugno 2002, del partecipa a Dasà “V.V.” alla ‘Giornata del Disabile’, e li riesce a organizzare altri incontri durante l’anno scolastico nelle scuole medie di zona, grazie alla collaborazione dei coniugi Scopacasa. Nel 2003, ‘Anno Europeo del disabile’, ha numerosissimi impegni, ma come tutti riceve anche molte delusioni da persone che desideravano solo mettersi o metterlo in mostra, ma non rimase male come lo rimase nell’81. Ormai era a conoscenza del perché tutti lo chiamavano. Non s’intimorì. Il 21 marzo partecipa alla “Primavera del Disabile”, convegno organizzato dall’Archivio di stato di Vibo V. sul tema “Il dilemma tra similitudine e uguaglianza”. Ad aprile in un Convegno organizzato dal Rotarck di Vibo Val. sul tema “Handicap e lavoro”, lui relazionerà sul tema: ”Le Abilità nella persona disabile”. Partecipa ad altre piccole e grandi iniziative senza interventi particolari, e nell’Agosto dello stesso anno, viene invitato nuovamente a Dasà per la ‘Giornata del Disabile’. Fa numerosi convegni in ambito provinciale. Il 6 dicembre sempre a Dasà partecipa a un Convegno organizzato da un’Associazione Culturale, sul volontariato, dove gli viene assegnato il tema “Essere volontario”, acquisendo molti elogi e approvazione da parte dei parteci-panti. L’anno successivo ha dei duri momenti di depressione, perché si sente abbandonato da tutti, in particolar modo da coloro che gli avevano promesso collaborazione nella sua attività professionale. Nel Gennaio 2004 partecipa a un convegno, organizzato dalla ‘Cooperativa Sociale “Gianfranco Coop” di Gerocarne, in collaborazione all’Amministrazione Provinciale di Vibo Val, a un Convegno – Dibattito, sul tema “Barriere culturali e non solo”. Il 6 febbraio partecipa a un altro Convegno su lo stesso tema ma a livello regionale organizzato dall’UIDIM, tenutesi presso l’Hotel 501 di Vibo Val., dove gli viene assegnato il tema, già da lui svolto molti anni prima. “Un gradino: Ostacolo per quattro ruote o per un’Anima?”. Il 3 Aprile partecipa a Locri (RC) al Convegno organizzato dalla Sede dell’Unitalsi locale, svolto all’Oratorio dei Salesiani, in occasione della presentazione del suo libro, ‘Educarsi alla disabilità’ (2001), relazionando sul tema “Immagine e Realtà nella persona disabile”. Il 29 dello stesso mese, in occasione di un Seminario di studio e di esperienze vissute e raccontate dai protagonisti, organizzato dal Professor Dottor Antonio Viscomi, mantiene, all’Università Degli Studi Catanzaro, ‘Dipartimento di Diritto dell’Organizzazione Pubblica, Economia e Società’, una lezione sulle “Abilità diverse ed Integrazione” nell’Aula Magna, Facoltà di Giurisprudenza, una lezione didattica sul tema: “Handicap ed inserimento: fattore legislativo o etico morale?” Ha partecipando all’Istituto Tecnico Commerciale “G. Galilei” di Vibo Valentia, al Progetto “Educarsi alla Disabilità”, come esperto esterno per un ciclo di trenta ore. Anno Scolastico 2004-2005. Nel Luglio 2010, esce ‘Gesù il Pescatore’, edito della ‘Luigi Pellegrini Editore’ (CS). Per molti anni non a scritto più e dopo una lunga riflessione, nel novembre 2016, esce ‘LABIRINTI 1’ - ‘Funzione e destrezza soggettiva tra scontato e cogito’, edito dalla ‘Europa Edizioni’ (ROMA), che è primo numero di una serie di riflessione su il significato delle parole e su come esse possono condizionare, non solo la nostra esistenza, ma soprattutto, farsi smarrire la realtà delle cose e con essa, chiuderci in un proprio individualismo occulto fatto di pregiudizi e d’inganni appariscenti che come risultato, producono solo emarginazione, solitudine interiore e molto altro.